martedì 10 marzo 2009
EDU: prossimi appuntamenti
Il nostro gruppo ha rinnovato anche quest’anno il suo impegno nel settore dell’EDU (Educazione ai Diritti Umani) all’interno di scuole, istituti superiori ed Università presenti sul territorio tarantino. Ecco i prossimi appuntamenti:
12 Marzo 2009, ore 8:00 Istituto Comprensivo "V. Martellotta" - Taranto
18 Marzo 2009, ore 10:30 Liceo Statale "Archita" - Taranto
19 Marzo 2009, ore 8:00 Istituto Comprensivo "V. Martellotta" - Taranto
Gli interventi saranno a cura della Responsabile EDU del gruppo 214 di Taranto, Luisa Coppola.
domenica 8 marzo 2009
8 marzo - Giornata internazionale delle donne
Amnesty International celebra la lotta delle donne attraverso i secoli per ottenere uguaglianza e giustizia.
L'8 marzo 1857 a New York, centinaia di operaie delle aziende tessili manifestarono per ottenere migliori condizioni lavorative, riduzione dell'orario di lavoro e parità di diritti tra uomini e donne. Cinquantuno anni dopo, l'8 marzo 1908, 15 mila operaie tessili marciarono di nuovo a New York chiedendo, questa volta, il diritto di voto, la chiusura definitiva delle cosiddette "fabbriche del sudore" e l'abolizione del lavoro minorile. Oggi la Giornata internazionale delle donne è ricordata in tutto il mondo, è celebrata dalle Nazioni Unite e in molti paesi è considerata festa nazionale.
Nell'ultimo secolo lo scenario relativo ai diritti delle donne è mutato drasticamente. Sono diventate protagoniste attive dei processi decisionali e hanno realizzato passi significativi verso l'eguaglianza economica. A livello globale esistono trattati giuridicamente vincolanti che proteggono e promuovono i loro diritti.
Tuttavia le donne continuano a essere vittime di violenza, in particolare violenza sessuale, diffusa in modo preoccupante. In tempo di guerra, sono spesso considerate veri e propri obiettivi militari. Si stima che, durante il conflitto armato in Sierra Leone (1991-2002), almeno una donna/ragazza su tre abbia subito uno stupro o altre forme di violenza sessuale, da parte di tutti i principali attori degli scontri: forze governative, combattenti civili e fazioni armate avversarie.
La violenza sessuale è anche strettamente collegata al circolo vizioso che si crea tra povertà e insicurezza. A Haiti, per esempio, molte ragazze non possono permettersi di pagare le tasse scolastiche e sono quindi costrette a sottostare ad abusi sessuali e violenze in cambio di regali o soldi per garantirsi l'istruzione. Altre rimangono vittime di violenza sessuale mentre percorrono strade poco o per nulla illuminate.
Le donne artefici del cambiamento
Sebbene nel mondo dilaghino l'insicurezza e la violenza contro le donne, sono proprio loro che, superando enormi ostacoli, hanno ottenuto cambiamenti positivi per l'intera società. In Liberia, le donne che hanno combattuto come bambine-soldato stanno ora lavorando affinché tutte coloro che hanno subito violenza durante i conflitti armati (1989-1997 e 1999-2003) ottengano giustizia. Si stima che le donne rappresentassero oltre il 30 per cento delle forze armate. Durante il conflitto, Florence Ballah e Jackie Redd sono state portate via dalle loro abitazioni e hanno combattuto per fazioni rivali, adesso si sono unite e lottano per fare in modo che le donne della Liberia abbiano una vita migliore.
In Nepal, la violenza sulle donne è un fenomeno molto diffuso sebbene, a seguito della caduta della monarchia nel 2006, alcuni cambiamenti positivi siano avvenuti, soprattutto per quanto riguarda la presenza femminile nella sfera pubblica. Le donne che lottano in difesa dei diritti umani e contro ogni forma di violenza però sono ancora vittime di molestie e intimidazioni da parte di attori statali e non.
In Iran, le attiviste della Campagna per l'uguaglianza lottano perché venga messa fine alla discriminazione legale delle donne. Sono spesso vittime di attacchi da parte del governo: nel 2008, Parvin Ardalan, Nahid Keshavarz, Jelveh Javaheri e Maryam Hosseinkhah sono state condannate a sei mesi di carcere. Dal 2006 oltre 50 attiviste sono state detenute dalle autorità e a molte è stato vietato di lasciare il paese. Nonostante ciò, la loro lotta per il cambiamento continua.
In ogni paese donne coraggiose e determinate lavorano per costruire un mondo migliore. Le loro voci devono essere ascoltate. Il loro contributo deve essere riconosciuto e incoraggiato. Le violazioni dei diritti umani non possono essere fermate senza un'attiva partecipazione di chi ha subito in prima persona la violenza.
L'8 marzo aggiungi la tua voce a quella di Amnesty International. Firma perchè i diritti delle donne in Grecia, Venezuela, Haiti, Messico e Sudafrica siano rispettati!
Firma tutti gli appelli della campagna! http://www.amnesty.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/497
giovedì 5 marzo 2009
Prossima riunione!
Prossima riunione del gruppo per Sabato 07 Marzo 2009 ore 17:15
Punti all'ordine del giorno:
- formazione sulla prossima campagna "Demand Dignity"
- presenze alla prossima Assemblea Circoscrizionale che si terrà a Lecce il 15 Marzo 2009
- locandine del gruppo!
- vagliare se c'è la possibilità che qualcuno del gruppo vada al prossimo concerto di Caparezza a Molfetta (29 Marzo)
- varie ed eventuali
Punti all'ordine del giorno:
- formazione sulla prossima campagna "Demand Dignity"
- presenze alla prossima Assemblea Circoscrizionale che si terrà a Lecce il 15 Marzo 2009
- locandine del gruppo!
- vagliare se c'è la possibilità che qualcuno del gruppo vada al prossimo concerto di Caparezza a Molfetta (29 Marzo)
- varie ed eventuali
martedì 3 febbraio 2009
Divieto di segnalazione: siamo medici e infermieri, non siamo spie
Medici Senza Frontiere (MSF), Associazione Studi Giuridici sull'Immigrazione (ASGI), Società Italiana di Medicina delle Migrazioni (SIMM) e Osservatorio Italiano sulla Salute Globale (OISG) lanciano un appello per chiedere ai Senatori di respingere l'emendamento che elimina il principio di non segnalazione alle autorità per gli immigrati irregolari che si rivolgono a una struttura sanitaria.
L'attuale Testo Unico sull'Immigrazione (Decreto Legislativo 286 del 1998) prevede che «l'accesso alle strutture sanitarie da parte dello straniero non in regola con le norme sul soggiorno non può comportare alcun tipo di segnalazione all'autorità, salvo i casi in cui sia obbligatorio il referto, a parità di condizioni con il cittadino italiano».
Il rischio di essere segnalato creerebbe nell'immigrato privo di permesso di soggiorno e bisognoso di cure mediche una reazione di paura e diffidenza, in grado di ostacolarne l'accesso alle strutture sanitarie. Ciò potrebbe creare condizioni di salute particolarmente gravi per gli stranieri - con aumenti dei costi legati alla necessità di interventi più complessi e prolungati - e ripercussioni sulla salute collettiva - con il rischio di diffusione di eventuali focolai di malattie trasmissibili.
La cancellazione del principio di non segnalazione vanificherebbe inoltre un'impostazione che nei 13 anni di applicazione (il principio è presente nell'ordinamento italiano già dal 1995) ha prodotto importanti successi nella tutela sanitaria degli stranieri: riduzione dei tassi di Aids, stabilizzazione di quelli relativi alla Tubercolosi, riduzione degli esiti sfavorevoli negli indicatori materno-infantili (basso peso alla nascita, mortalità perinatale e neonatale…).
MSF, SIMM, ASGI e OISG invitano la società civile a sottoscrivere l'appello ai Senatori, che ha già raccolto 6280 adesioni.
Sottoscrivi l'appello all'indirizzo: http://www.divietodisegnalazione.medicisenzafrontiere.it/firma_appello.asp
L'attuale Testo Unico sull'Immigrazione (Decreto Legislativo 286 del 1998) prevede che «l'accesso alle strutture sanitarie da parte dello straniero non in regola con le norme sul soggiorno non può comportare alcun tipo di segnalazione all'autorità, salvo i casi in cui sia obbligatorio il referto, a parità di condizioni con il cittadino italiano».
Il rischio di essere segnalato creerebbe nell'immigrato privo di permesso di soggiorno e bisognoso di cure mediche una reazione di paura e diffidenza, in grado di ostacolarne l'accesso alle strutture sanitarie. Ciò potrebbe creare condizioni di salute particolarmente gravi per gli stranieri - con aumenti dei costi legati alla necessità di interventi più complessi e prolungati - e ripercussioni sulla salute collettiva - con il rischio di diffusione di eventuali focolai di malattie trasmissibili.
La cancellazione del principio di non segnalazione vanificherebbe inoltre un'impostazione che nei 13 anni di applicazione (il principio è presente nell'ordinamento italiano già dal 1995) ha prodotto importanti successi nella tutela sanitaria degli stranieri: riduzione dei tassi di Aids, stabilizzazione di quelli relativi alla Tubercolosi, riduzione degli esiti sfavorevoli negli indicatori materno-infantili (basso peso alla nascita, mortalità perinatale e neonatale…).
MSF, SIMM, ASGI e OISG invitano la società civile a sottoscrivere l'appello ai Senatori, che ha già raccolto 6280 adesioni.
Sottoscrivi l'appello all'indirizzo: http://www.divietodisegnalazione.medicisenzafrontiere.it/firma_appello.asp
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